Luce verde da parte dei governi Ue alle modifiche di natura tecnica al Pnrr italiano. Riuniti ieri a Bruxelles per la periodica riunione del Consiglio Ecofin, i ministri delle Finanze dei 27 hanno approvato i correttivi ai piani di Italia e Spagna, cioè «i due più grandi beneficiari» del Recovery Plan Ue, con l’obiettivo di «accelerarne l’attuazione», ha affermato il presidente di turno, il belga Vincent van Peteghem. Tutto secondo le attese, insomma, per le revisioni mirate che il governo aveva inviato a inizio marzo, e che a fine aprile avevano già ricevuto un primo via libera dalla Commissione.
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Di «un altro importante passo avanti e un’ulteriore conferma dei risultati positivi ottenuti grazie all’intensa e proficua collaborazione tra il governo italiano e tutte le istituzioni dell’Unione europea» ha parlato il ministro per gli Affari Ue, il sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto.
E segnali positivi arrivano pure da un esame generale del piano: se obiettivi finali e intermedi in scadenza il 31 dicembre 2023 sono stati tutti eseguiti, sono invece «solo 15 gli investimenti per i quali si evidenziano particolari difficoltà attuative», equivalenti al 7% delle misure ancora da completare. In tutti i casi, degli interventi correttivi sono stati individuati.
LA NECESSARIA ACCELERAZIONE
Per la Corte, inoltre, «il raggiungimento di un assetto auspicabilmente definitivo delle misure e degli obiettivi» del Pnrr, insieme alle novità introdotte per il rafforzamento delle procedure e delle strutture amministrative, «costituiscono elementi positivi che possono imprimere slancio al percorso attuativo di investimenti e riforme», insieme alle ulteriori risorse finanziarie acquisite con la maxi-revisione dello scorso anno e in vista di un’accelerazione della spesa attesa nell’ultimo biennio, fino al 2026.
Ma la relazione evidenzia anche alcune criticità. Con il tasso di attuazione della spesa rispetto al cronoprogramma che in circa la metà delle misure censite si colloca «in una fase ancora iniziale (con un tasso inferiore al 15% e in media fermo al 3%)», per i magistrati contabili la liquidità da spendere non rappresenta un ostacolo, ma la spesa a rilento «può essere dovuto ad una concentrazione della spesa nella seconda parte del piano», o a problematiche attuative di altro genere come le procedure amministrative.